Partita IVA come Artista: guida completa
Quando si intende fare della propria passione per l'arte una professione sono molti gli elementi da prendere in considerazione per un calcolo di costi/benefici preliminare all'inizio di tale attività.
Tra questi grande importanza, per non dire fondamentale, riveste la tematica della partita IVA per artisti.
In questo approfondimento ci soffermiamo nello specifico sulle arti figurative ma il discorso potrebbe essere esteso all'attività artistica, ad esempio, in campo musicale.
Aprire la partita Iva come artista può spesso spaventare ma, in realtà, la procedura è meno complessa di quello che si possa pensare. È importante scegliere un professionista di fiducia (ossia un commercialista o consulente fiscale) e tenere conto di quanto tra poco diremo.
Passiamo in rassegna, in particolare, la definizione di codice ATECO e l'individuazione di quelli corretti per l'attività nelle arti figurative con un breve cenno alla differenza tra regime forfettario e semplificato.
Siamo sicuri che, al termine della lettura, le idee relative all'apertura partita Iva come artista saranno decisamente più chiare.
- Partita Iva Artista: il codice ATECO
- Codici ATECO per attività artistiche: quali sono?
- Differenza tra regime forfettario e semplificato
- Vendere quadri senza partita Iva: è possibile?
Partita Iva Artista: il codice ATECO
Per l'apertura di qualsiasi partita Iva è necessario partire dai codice ATECO.Che cosa sono e quale la loro funzione? Potremmo descriverli come la targa assegnata a ogni tipo di attività e che, in base a un codice alfanumerico, viene descritta in modo sintetico.
I codici ATECO sono una classificazione delle attività produttive ed economiche in genere realizzata dall'Istat (istituto nazionale di statistica).
Oggi la versione attualmente in vigore è quella del 2007 che ha sostituto le due precedenti datate 2002 e 1991. D'altra parte la classificazione dell'Istat ha recepito sul territorio nazionale, con tutte le particolarità che ne competono, la classificazione delle attività realizzata dall'EUROSTAT (ufficio statistico dell'Unione Europea).
All'apertura della partita IVA si deve necessariamente definire il codice ATECO che sarà comunicato dal professionista alla Agenzia delle Entrate.
Codici ATECO per attività artistiche: quali sono?
Quando si parla di Partita Iva come artista dobbiamo identificare esattamente i codici ATECO per il settore delle Arti figurative.Quello principale è il codice ATECO 90.03.09 "Altre creazioni artistiche e letterarie". Questo è quello che fa riferimento a pittori, scultori, incisori, disegnatori e così via. Comprende, inoltre, anche scrittori di romanzi e saggi, compresi i manuali tecnici così come i professionisti della consulenza in campo artistico (esempio organizzazione di mostre).
Per coloro che, invece, si occupano di restauro di opere (siano esse di arte moderna e contemporanea così come di antichità) il codice ATECO è 90.03.02 "Attività di conservazione e restauro di opere d'arte".
Differenza tra regime forfettario e semplificato
Dopo aver chiarito i codici ATECO per aprire una partita Iva per artisti vediamo la differenza tra regime forfettario e semplificato, scelta da fare e comunicare all'agenzia delle entrate al momento dell'apertura.Ci soffermiamo sulle differenze, rimandando al professionista di fiducia per i dettagli.
- Calcolo del reddito sul quale applicare le tasse. Nel semplificato si utilizza la formula classica ossia ricavi - costi mentre nel forfettario si utilizza un coefficiente di redditività, parametro statistico che varia a seconda dell'attività;
- Ricavi. Si può avere il forfettario per ricavi fino a 65.000 Euro annui. Per il semplificato le soglie sono di Euro 400.000 per servizi e fino a Euro 700.000 per altre attività;
- Aliquota di imposta. Una delle differenze più importanti perché incide sul "guadagno effettivo". Con il semplificato l'aliquota varia dal 23% al 43% del reddito mentre con il forfettario è solo del 15%;
- Fatturazione Elettronica. Con il semplificato si ha l'obbligo della fatturazione elettronica mentre non è presente con il regime forfettario (a meno che non si fatturi alla pubblica amministrazione);
- Spesometro. Non è richiesto per il forfettario mentre è obbligatorio per il semplificato;
- Iva in fattura: non è prevista per il regime forfettario dove si richiede soltanto una marca da bollo da 2 euro per importi in fattura superiori a 77,47 Euro.
A quanto sopra si aggiunge il fatto che il legislatore italiano, per favorire l'apertura di nuove partita Iva, consente di avere una aliquota del solo 5% per attività completamente nuove.
In tal caso i requisiti sono quelli di non aver intrapreso attività di impresa nei precedenti 3 anni ed il fatto che l'attività deve essere nuova e non solo una prosecuzione di una precedente svolta in modo autonomo (esempio impresa) o da dipendente.
Vendere quadri senza partita Iva: è possibile?
La risposta è sì ma al verificarsi di specifiche condizioni.Partiamo dalla differenza tra creativo e hobbista dal momento che il secondo ha forti limiti per la vendita.
Il creativo è colui che realizza un'opera di ingegno partendo da zero. Basta pensare ad un quadro o una scultura dove si concretizza l'ingegno, la creatività e la manualità dell'artista.
Al contrario l'hobbista è colui che realizza un prodotto partendo da altri beni realizzati da altri. In poche parole "assembla" una serie di elementi per creare un prodotto finale. L'esempio è colui che realizza un braccialetto o una collana mettendo insieme perle o altri elementi.
Se ci focalizziamo sulla figura del creativo è possibile, ad esempio, vendere quadri senza partita Iva. Questo perché si fa la cessione del diritto d'autore e siamo di fronte a un'opera di ingegno.
Ma quale il requisito che deve essere mantenuto per non aprire la partita Iva come artista? È quello della occasionalità o meglio della "non continuità" dell'attività di vendita.
Un creativo potrà, quindi, vendere quadri in mercatini ma dovrà essere dotato di dichiarazione di vendita temporanea da esibire in caso di richiesta. Per vendere in mercatini, inoltre, dovrà essere dotato di blocchetto di ricevute non fiscali sulle quali applicare una marca da bollo da 2 euro per vendite superiori a Euro 77,47.
La stessa situazione, ossia la possibilità di vendere senza partita Iva, si ha quando si utilizzano marketplace (esempio Etsy) sempre se le vendite sono occasionali e non continuative.
Cosa succede, però, quando un artista crea un proprio ecommerce personale per mettere in vendita le proprie opere?
In questo caso la legge impone di aprire una partita Iva come artista. Il motivo è semplice: un ecommerce è equiparato, in tutto e per tutto, a un negozio fisico. È, quindi, sempre aperto e di conseguenza configura un'attività continuativa imponendo la partita Iva.
In aggiunta a questo, infine, non basta la partita Iva per vendere quadri con un ecommerce dal momento che si richiederà di emettere la SCIA, ossia segnalazione certificata di inizio attività, oltre a una serie di oneri che saranno indicati dal commercialista.