Antonio Mancini

Roma, 1852 - 1930

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Antonio Mancini viene ammesso all’Accademia di belle Arti di Napoli ed è allievo di Domenico Morelli, Filippo Palizzi e Stanislao Lista. Nel 1870 espone al Salon di Parigi due dipinti. Subito dopo compie un viaggio a Venezia rimanendo molto colpito dalla sapiente maestria pittorica di Tiziano e Giorgione. Ritorna, dunque, a Roma abbracciando la corrente artistica del Verismo dedicandosi dapprima al paesaggio e solo dopo al ritratto.
Nel 1877 si trasferisce per alcuni mesi a Parigi, collaborando con i mercanti d’arte Adolphe Goupil e Hendrik Willem Mesdag. Nella culla dell’arte europea conosce Degas e Monet divenendo molto amico di Sargent, il quale considera Antonio Mancini il più grande artista vivente. A causa di forti e profonde crisi depressive ritorna a Napoli nel 1878 e nel 1883 si trasferisce definitivamente a Roma. Tra il 1885 e il 1911, collabora assieme a diversi mercanti tra cui l’olandese Mesdag, Messinger e Fernand du Chêne de Vère. Nel 1914 e nel 1920 espone alla Biennale di Venezia.
La pittura di Antonio Mancini risulta un esempio finissimo di Verismo napoletano che si costituisce da una pasta cromatica astratta dalla quale affiorano volti carnosi e fluenti drappi visibili (ad esempio nell’opera "La cucitrice" del 1914).