Camillo Fait

Milano, 1935

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Camillo Fait è un uomo in continuo movimento e la sua arte lo riflette, con periodi diversi che lasciano segni inconfondibili. Nei suoi viaggi attraverso il mondo ha dato forma a innumerevoli visioni: a otto anni suonava già il mandolino e la batteria, a dieci si esibisce con il padre Daer in spettacoli delle forze armate americane in Italia. Assiste ai corpi del Duce e della Petacci appesi in Piazzale Loreto nel 1946: uno shock che disegnerà su tutte le pareti di Ferrera Erbognione, dove abita.
Inizia a maneggiare la creta all'università di Milano, dove segue i corsi di Aligi Sassu. Comincia a esporre, si fa conoscere e le mostre cominciano a susseguirsi una dopo l'altra, soprattutto in Germania e negli Stati Uniti. Tra scambi regolari, amicizie, incontri e viaggi il percorso di vita di Camillo Fait è pieno di avvenimenti ed incrociato spesso con il suo percorso artistico.
Camillo Fait è quello che si può sicuramente definire un attento osservatore. Ama tantissimo i cavalli, che compaiono frequentemente nelle sue opere, insieme a donne bellissime e sconosciute, paesaggi assortiti e brulli, piccole lande, insenature mediterranee e tundre innevate. Un artista decisamente plurivalente e un virtuoso che guarda a Klimt, schiaccia l'occhio degli impressionisti e mostra persino un'allure futurista.
Preferisce l'acquerello alla tela, anche se è affascinato dalla scultura, che usa per dare luce a figure macroscopiche dove il bronzo sbalzato è spesso ammorbidito dalle murrine. Nascono così i "galli esotici", forse le sue sculture più conosciute fuori dagli Stati Uniti e che oggi completano il suo canone.