Fausto Pirandello

Roma, 1899 - 1975

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Fausto Pirandello, dopo la guerra, si dedica inizialmente alla scultura e poi alla pittura. Il suo primo maestro d’arte è Sigismondo Lipinsky, scultore e incisore, dal quale riceve lezioni per circa un anno. Nel 1920, a seguito delle lezioni ricevute, decide di dedicarsi interamente alla pittura.
Nel 1922 si iscrive alla Scuola d’Arte agli Orti Sallustiani che frequenterà fino al 1923. Nel 1925 esordisce alla III edizione della Biennale Romana con l’opera "Bagnanti" e nel 1926 presenzia alla XV Biennale di Venezia con l’opera "Composizione". Nel 1927, assieme alla moglie, decide di trasferirsi a Parigi prendendo un piccolo studio a Montrouge con la convinzione di esperire nuove soluzioni pittoriche. Nella capitale francese, insieme a Emanuele Cavalli e Francesco Di Cocco, espone presso la casa della contessa Castellazzy – Bovy e più tardi alla Galerie Vildrac, in cui allestisce la sua prima personale a cui ne segue una seconda a Vienna nel 1929.
Nel 1930 Fausto Pirandello ritorna a Roma esponendo con frequenza presso la Galleria di Roma, alle sindacali e alle QuadriennaliRomane, legandosi sempre più alla Scuola romana conoscendo Giuseppe Capogrossi. Nel decennio successivo numerosi sono i riconoscimenti sia in Italia che all’estero tra cui: primo premio alla "II Mostra dello Sport" (1940), personale alla sala delle Mostre d'Arte alle Terme di Roma (1941) e presso la Galleria Gian Ferrari di Milano (1942), personale a Roma presso la Galleria del Secolo (negli anni 1944 e 1947).
La pittura di Fausto Pirandello offre uno sguardo nuovo al Realismo, cogliendo senza indugio la drammaticità della vita quotidiana fatta di svaghi e angosce, di luce e di ombra, di bene e di male. Realizza questo attraverso una pittura materica e scabra che appare il preludio della pittura di Freud. Nel corso degli anni Cinquanta viene supporto dal critico Virgilio Guzzi che, nel 1950, realizza la sua prima monografia.