Spazialismo: Artisti e Quotazioni
Quando si parla di Spazialismo (o Arte spaziale) ci si riferisce ad un movimento artistico fondato sulle basi del cosiddetto “Manifiesto Blanco” (Manifesto Bianco) scritto a Buenos Aires nel 1946 dall’artista argentino Lucio Fontana, che partì dal concetto di “apertura” dello spazio (riferibile già al periodo Barocco) per unirlo alle idee futuriste di Umberto Boccioni di utilizzare nuovi mezzi per fare arte. Tra i movimenti precursori dello Spazialismo quelli di maggior rilevanza furono l’Arte Informale, il Dadaismo, il Surrealismo ma anche il Bauhaus.
Il Manifiesto Blanco e la nascita dello Spazialismo
In questo primo manifesto dell’arte spaziale, Fontana, già pittore e scultore di successo legato precedentemente alle correnti dell’Astrattismo e dell’Espressionismo, inizia a gettare le basi del movimento, affermando l’importanza di distaccarsi dall’arte per come era stata concepita fino a quel momento e di pensare ad una nuova e rivoluzionaria “arte integrale”, in cui movimento, suono, spazio e colore potessero unirsi per superare tutte le concezioni precedenti.Come lui stesso affermava «vogliamo che il quadro esca dalla sua cornice e la scultura dalla sua campana di vetro». Ciò significa che questa nuova arte non dovrà più dipendere dalle limitazioni imposte dalla tela o dalla materia, ma bensì allargare il suo raggio d’azione, sviluppandosi e sfruttando nuove forme e tecniche espressive. Infatti nel Manifiesto, firmato anche dai suoi allievi dell’Accademia di Altamira, a Buenos Aires, viene elaborata una nuova concezione dello spazio e del tempo, che, per la prima volta nella storia dell’arte, doveva mettersi in contatto con l’avanzamento tecnologico che si andava sempre più sviluppando in quegli anni. In totale i manifesti dello spazialismo elaborati furono sette.
Le caratteristiche dell’Arte Spaziale
La figura di spicco del movimento fu senza dubbio il carismatico artista Lucio Fontana, le cui idee furono alla base della creazione del movimento e che impostarono le “linee guida” per chi avesse voluto sperimentare questa nuova arte. Nonostante ciò il movimento spazialista però non ebbe mai uno sviluppo omogeneo, gli artisti erano infatti autonomi e liberi di esprimere il proprio essere e pensiero nel modo e con le tecniche che più ritenevano opportune, applicando i “dettami” di Fontana indipendentemente gli uni dagli altri.Per gli spazialisti la priorità non era l'immagine in sé, nè sentivano la necessità di definire una singola corrente di stile, ma semplicemente confrontarsi attraverso le proprie opere d’arte, sia che fossero pitture o sculture, con il “problema” della percezione dello Spazio, inteso fino ad allora come semplice somma delle categorie assolute di Tempo, Direzione, Suono, Luce. Esser venuti a conoscenza dell’esistenza di forze naturali fino ad allora sconosciute, come elettroni, particelle e raggi, permise agli artisti di andare oltre la semplice concezione della superficie della tela. Ciò trovò la sua massima forma espressiva nel rivoluzionario gesto del taglio del dipinto da parte di Lucio Fontana, che attraverso questa tecnica creò l’effettivo distacco dalla cosiddetta “vecchia arte”.
La concezione più evoluta di Spazialismo venne elaborata a Milano nel 1947, quando il movimento ampliò il proprio interesse nei confronti di nuovi campi: la ricerca scientifica, la televisione, la radio ed in generale verso l’evoluzione tecnologica.