Jannis Kounellis

Pireo, 1936 - Roma, 2017

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Jannis Kounellis nel 1956 si trasferisce a Roma, dove frequenta l’Accademia di Belle Arti sotto la guida di Toti Scialoja, al quale deve l’iniziale influsso informale. Esordisce nella capitale con una personale presso la galleria La Tartaruga dove esplicita chiaramente il rifiuto di prospettive individualistiche valorizzando un linguaggio artistico collettivo. Le opere esposte, infatti, sono disegni su fondo bianco, alludendo a un linguaggio spezzato.
Negli anni Sessanta Jannis Kounellis combina diversi materiali di uso comune, emergendo la vicinanza all’ideologia dell’arte povera. Le sue opere divengono vere e proprie scenografie che occupano spazi molto ampi, in cui lo spettatore diventa attore e protagonista. Si ricorda la famosa installazione del 1969 "I Cavalli", attraverso la quale mette in discussione il ruolo tradizionale dell’artista.
Durante gli anni Settanta, inghiottito dalla frustrazione procurata dalle dinamiche commerciali, presenta l’opera "Porta chiusa" a San Benedetto del Tronto. Nel 1972 è presente alla Biennale di Venezia. Negli anni Ottanta gli animali vivi cedono il posto agli animali imbalsamati.
Durante gli anni Novanta Jannis Kounellis riprende tematiche più meditative, come l’installazione "Offertorio" (1995). Negli anni Duemila compie molte rassegne espositive nel Sud America ed in Italia presso la galleria Nazionale d’arte Moderna presentando "Le Carboniere", "Le Cotoniere" ed "I sacchi".
A seguito di numerose esposizioni, le sue opere si possono ammirare nei Musei italiani più prestigiosi.