Giovanni Anselmo

Borgofranco d'Ivrea, 1934

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Giovanni Anselmo, dopo gli studi classici, intraprende il percorso artistico da autodidatta. Esordisce nel 1967 presentando due opere polimateriche presso la galleria Sperone di Torino. Entra a far parte del gruppo Arte Povera assieme Germano Celant, Michelangelo Pistoletto, Piero Gilardi e Gilberto Zorio, partecipando alle varie mostre del gruppo. Nel 1968 tiene la sua prima personale alla galleria Sperone.
Le opere di Giovanni Anselmo si presentano come installazione: combinazioni di vari materiali (opposti) in rapporto equilibrato e di tensione fra loro. Nel 1968 realizza l’opera "In Torsione", un panno di fustagno attorcigliato da una serie di ferri che ne limitano il movimento. L’autore utilizza il concetto di “entropia” (introdotto da Georges Bataille) secondo cui una misura viene interpretata come unità del disordine presente in un determinato sistema fisico.
La cifra stilistica di Giovanni Anselmo mette in luce l’energia insita nella materia attraverso l’accostamento degli opposti. In questo modo l’autore definisce le condizioni utili per generare una tensione provocata da due oggetti o cose dissimili. L’opera "Respiro" (1969), ad esempio, accosta un elemento naturale e soffice che si contrappone a un elemento di produzione industriale, pesante e compatto.
Durante gli anni Ottanta l'artista realizza un ciclo di lavori formati da blocchi di granito che vengono sospesi mediante cavi d’acciaio, producendo nello spettatore uno spaesamento analogo all’opera "Le chateau des Pyrènèes" di Magritte. L’opera di Giovanni Anselmo coniuga l’inconiugabile ossia mette in dialogo ciò che in natura non può accadere o dialogare.